venerdì 12 dicembre 2008

L'uomo-lupo 3

L'uomo disse che doveva andare a fare un bisognino, poi avrebbe ripreso il racconto. Non andò nel bagno dell'osteria, ma verso l'uscita. "Sarà uno di quelli a cui piace fare la pipì all'aperto," pensai.
Non appena uscì, si sentì un cane abbaiare, poi un altro, e di seguito una successione di cani sempre più lontani nella vallata. Dopo un pò s'udì uno stridio, a metà tra il rumore di un'unghia strisciata su una lavagna e una finestra che gira velocemente sui cardini poco unti. L'uomo rientrò con il suo strano passo, mettendo qualcosa dentro la bisaccia che portava a tracolla del suo cappotto. Dalla sacca usciva una specie di fazzoletto nero, che l'uomo spinse subito dentro. Mentre la cosa nera spariva, mi parve di riconoscerla come un'ala di pipistrello. Evidentemente, l'impressione del racconto mi aveva suggestionato.

Mio padre fece quello che aveva detto. Quattro lupacchiotti li diede a un pastore per stare dietro alle greggi, mentre uno, il più sano e robusto, lo tenne per sè, pensando di addestrarlo alla caccia.
In quello stesso periodo, conobbe una donna del paese. Si sposarono e lei rimase incinta. Le visite della lupa si facevano via via più rade. Era arrivato poi un autunno molto freddo e, pensavano tutti, più che dei cuccioli perduti doveva occuparsi di trivare preda a sufficienza.
Passarono così i mesi dell'inverno, arrivò e trascorse la primavera e, poco prima del parto, mio padre ebbe uno strano incontro. Una notte si svegliò con la gola secca per la sete e lo stomaco pesante e, aprendo gli occhi, si vide in faccia il muso della lupa. Gli stava con le quattro zampe puntate sul corpo e con la bocca aperta, le labbra tirate e i denti bene in vista.
"Ora mi uccide," pensò mio padre, che sapeva bene come la lupa, con un solo morso, avrebbe potuto recidergli la gola. La lupa, invece, rimase immobile per un lungo tempo, guardandolo fisso negli occhi. Poi si spostò verso mia madre, che lì di fianco dormiva senza accorgersi di nulla, e le leccò il pancione.
Mio padre, ripresosi dal terrore, s'alzò per difendere la moglie, ma la lupa balzò via e sparì dalla finestra, così velocemente che lui pensò di aver sognato.
Quando mia madre partorì, il figlio era tutto peloso, con due grosse narici, unghie spesse, piedi lunghi e, ciò che era più orribile, lunghi denti canini. In un neonato! Quel bambino, lo avrà forse intuito, ero io.
La gente del paese, conoscendo tutta la storia, disse che era la maledizione della lupa; ma mio padre rispondeva che erano tutte scemenze. Dissero che la lupa era venuta a riprendersi i figli nella pancia di sua moglie; e mio padre cominciò a dubitare. Suggerirono che, vedendo i suoi lupacchiotti in mano all'uomo, la lupa aveva preso un uomo e lo aveva fatto diventare lupo; e mio padre, che non vedeva la peluria cadere, che sentiva mia madre urlare quando mi allattava, che più tagliava le unghie, più le queste ricrescevano lunghe e robuste, decise di restituire i lupacchiotti alla loro madre.
Andò dai pastori e li pagò molto più di quanto non avesse ricevuto da loro per riavere indietro i quattro lupacchiotti, oramai grandicelli. Il suo cucciolo, però, lo volle tenere. Perchè ci si era affezionato; in odio alla lupa; perchè -pensava- "una lupa saprà contare anche fino a quattro, ma certamente non fino a cinque."
In effetti, dopo che mio padre riportò i quattro cuccioli il mio aspetto divenne più simile a quello degli altri neonati. I peli caddero; le unghie, una volta tagliate, ripresero a crescere più tonde e delicate; quando vennero su gli altri denti da latte, i canini non si notarno più di tanto.
Rassicurato, mio padre riprese la caccia, che aveva trascurato per quasi un anno, facendosi sempre accompagnare dal suo giovane lupo. Insieme trascorrevano lunghe giornate, da prima dell'alba a sin dopo il tramonto. Il lupo lo adorava e imparava: puntare, riportare, cercare la preda nel folto della macchia.
Un giorno andarono fino in alta montagna, su per ripide pietraie e lungo sentieri scavati a metà di ripide pareti di roccia. Proprio mentre stavano lungo uno di quei sentieri, mio padre iniziò ad arrampicarsi verso un nido di falco abbastanza accessibile, mentre il suo lupo-cane lo attendeva nervoso più in basso. Da lì mio padre vide arrivare la lupa, che stava percorrendo proprio quel sentiero, ed ebbe un brutto presentimento.
Il giovane lupo non riconobbe la madre, ma una preda come un'altra e gli si scagliò contro. La lupa, più esperta, finse una fuga e, non appena il lupo gli fu alle spalle, si voltò con sorprendente velocità e lo azzannò appena sotto la gola.
In quello stesso momento, riconobbe dall'inconfondibile odore che si trattava del suo quinto cucciolo. Perse ogni desiderio di combattere, lasciò la presa e suo figlio, prendendo il sopravvento, le fu subito addosso. Nella mischia, la lupa scivolò e precipitò nel precipizio.
Mio padre, intanto, era ridisceso sul sentiero. Chiamò il suo lupo addomesticato e tornò verso casa.
Da quel giorno, la mia trasformazione cessò lì dov'era arrivata. Le dita dei miei piedi rimasero troppo lunghe e questo mi costringe a zoppicare. Forse è per questo che, anche se sono cresciuto in questo paese, non posso dire di avere dei veri amici, neanche adesso che sono vecchio.
Ma io mi arrangio lo stesso e, se vuole dare un contributo a questo mio arrangiarmi, lasciarmi un qualche soldo per pagarmi un bottiglione di vino, vorrà dire che questa mia storia non l'ha lasciata indifferente.


"Ma certo, certo": tirai fuori il portafolgi e gli allungai una delle mie poche banconote. Lui la prese, se la mise in tasca e s'alzò dal tavolo. "Grazie mille signore, grazie mille."
Allontanandosi verso la porta, tirò fuori la cosa nera dalla bisaccia e prese a sgranocchiarsela. Non ho mai voluto sapere di cosa si trattasse.
Quella notte dormii con la porta chiusa bene a chiave e la mattina dopo, poco dopo l'alba, l'omino che m'aveva portato in paese mi riaccompagnò al mio treno per il mare.

6 commenti:

Roby ha detto...

Accipispole, Màz, questa è una favola gotica coi controfiocchi!

L'ho sgranocchiata anch'io, come l'uomo lupo il suo "snack" misterioso.

E intanto mi chiedo: ma come fai? Certamente è quasi tutto merito di Angelica...

Roby

Giuliano ha detto...

Ho un paio di licantropi qui nel cassetto, ma non riesco mai a trovare l'ora per metterli su "Abbracci e popcorn".
Se vuoi te li mando, cominciano a essere stufi di aspettare...

Roby ha detto...

Dai, Màz, adottate i licantropi di Giuliano, tu e Angelica!!! Così poi ce li presentate!!!!

R.

mazapegul ha detto...

giuliano, mandaci gli uomini-lupo e noi li mettiamo su blogger.
angelica

Giuliano ha detto...

Eh no, prima c'è Lancillotto. Bisogna rispettare la coda (anche quella del lupo, sì certo certo.)

Anonimo ha detto...
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