E' la generalizzazione di Indovina il numero. Uno pensa un nome comune (di cosa, animale, pianta, o astratto) e l'altro deve indovinare ponendo domande a cui si risponde sì o no. Credo che sia un gioco classico. In famiglia è in voga da qualche giorno, nelle passeggiate serali.
La strategia migliore sta nel trovare dicotomie abbastanza trancianti da avviare la mente verso l'individuazione del nome. "E' vivente?" è una buona prima domanda, "è un gatto?" un pò meno.
Mi chiedo se una dicotomia sia buona quando taglia a metà quantitativamente l'insieme dei possibili nomi (ma stabilire quantità tra i nomi è difficile: ci sono tanti nomi di viventi quanti ce ne sono di non-viventi?). O se la taglia semanticamente, secondo una qualche frontiera naturale per il nostro modo di pensare (e quindi, nostro di chi? degli umani? degli europei? dei bambini?).
sabato 15 novembre 2008
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4 commenti:
Il gioco era comunissimo a casa, quando ero ragazzina (ce l'aveva insegnato la mia zia "giovane"), tanto che l'ho subito insegnato alla mi'figliola, appena in grado di capire un minimo di lingua italiana (?).
Ma non avevo mai riflettuto sulla questione della dicotomia, così come tu la poni.
Ci devo pensare...
R.
Roby, il gioco procede come una ricerca "ad albero" nella conoscenza dei giocatori. Le domande danno un ordine a questa conoscenza, e presuppongono che un ordine alla conoscenza lo s'abbia dato in precedenza. Credo che almeno dai tempi di Aristotele si ponga il problema di quali predicati individuino un concetto o un nome (mortale, bipede, pensante: essere umano!). Linneo fece qualcosa di simile con i viventi: classificandoli in base a certe loro qualità strutturali: pianta o animale? monocotiledone o dicotiledone?
Questo gioco così semplice è collegato a tante domande diverse sulla nostra maniera di pensare e organizzare le idee. E anche le strategie che si rivelano più efficaci nel condurre il gioco dovrebbero dirci qualcosa d'interessante su di noi e su come pensiamo il mondo.
Saluti folletti,
Màz
Bel gioco... Non l'avevo mai fatto, ma mi hai davvero stuzzicato, Giulia
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