venerdì 25 gennaio 2008

La Storia di Tino





C'era una volta nel Paese dei topi, un topino piccolo piccolo, di nome Tino. Era tutto coda, tanto che nel correre finiva sempre per annodarsi come un pacco postale.







I topi più grandi erano sempre pronti a prenderlo in giro: “Ehi, Tino ci presti la tua coda per giocare al tiro alla fune”?
E giù risate da matti, mentre Tino, con la coda mogia, mogia, si allontanava.







Nessuno , però, poteva immaginare che quel soldo di cacio dalla coda lunga fosse un grande viaggiatore notturno, capace di affrontare nei suoi sogni avventure incredibili.
Una notte, finì nello spazio, un’altra in Africa con gli animali più strani e feroci della terra. Insomma per lui, svegliarsi la mattina, sano e salvo nel suo letto, era sempre una scommessa.















Tino Topino, annuiva con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Ma dentro di sé pensava: Macchè formaggio… Io sono un grande esploratore e anche stanotte vivrò un’avventura straordinaria..”







Detto questo si posava la lunga coda sugli occhi ed attendeva impaziente che il sonno lo portasse via, lontano da quel letto e da quella stanza.








Una notte Tino si ritrovò in un posto veramente strano: non riusciva a vedere altro che alberi e piante.
Camminò per tutto il giorno sotto un sole cocente, ma di case e paesi, di topi e gatti, neppure l’ombra.







Alla fine stanco per tutto quel camminare si gettò privo di forze per terra. Credeva di essere finito sopra una collinetta piena di sassi a punta, messi tutti in fila uno dietro l’altro.
A star seduto lì, sentiva un gran male e così piagnucolando pensò alla sua mamma che gli aveva raccomandato di sognare tanto buon formaggio.







Così si rialzò e incominciò a salire quella strana fila di sassi, che a lui sembravano gli scalini di una scala.







Giunto sul punto più alto della collinetta, col fiatone che gli impediva di respirare si rimise a sedere; questa volta sopra un sasso scuro, piatto e un pò rotondo.
Stranamente , però, era pure umido. Mah! Pensava. Dove sono finito?








Dunque vediamo, disse Tino, ansimando, io vorrei proseguire per di là e incominciò a tracciare con la zampetta un percorso sul sasso, dove lui pensava di andare.







Mentre diceva queste parole, Tino sentì la terra muoversi. Con un sordo brontolio, tutta la collinetta si staccò dal terreno e Tino dovette aggrapparsi al sasso con tutte le sue forze per non cadere giù.







D’un tratto sentì una voce profonda e cantilenante che diceva:
“… No, no, non fare così sul mio naso, mi fai starnutire!!!
Tino, però non fece in tempo a capire dove fosse finito, che venne spazzato via da uno starnuto fortissimo simile ad un uragano.

“ E………EEEEEEEEEEETTCIU’








Quando si riprese dallo spavento vide, con stupore, che la collinetta si era alzata di molti metri.“Per tutti i baffi di gatto” disse Tino, “non ho mai visto una collinetta crescere a vista d’occhio….
Ma che razza di posto è questo qui?
“Beh, proverò a salire fino in cima, magari da lassù vedrò la casa di qualcuno”.

domenica 20 gennaio 2008

Topi e formaggi II

C’era una topina che si chiamava Lola,
viveva in una casa di gorgonzola.

Aveva un amico di soprannome Greggio,
che stava in una casa tutta di taleggio.

Andarono in America dal caro topo Milton:
aveva un castello fatto di Stilton.

Poi vollero trovare la topina Chloé,
sta in Francia in una casa tutta fatta di bleu.

giovedì 10 gennaio 2008

Impariamo i numeri

UN gabbiano vola alto
DUE scimmiette fanno un salto
TRE trichechi stan nuotando
QUATTRO buoi stan ruminando
CINQUE cigni nello stagno
SEI cornacchie su un castagno
SETTE grilli fanno il chiasso
OTTO rane sopra un sasso
NOVE bisce striscian via
DIECI versi: una poesia!




Sissi, 17 febbraio 2004

venerdì 4 gennaio 2008

LA BANDA DEL BOSCO FOSCO

Un Ghiro andava in giro
in cerca di un Tapiro;

invece chi t'incontra?
un'Istrice e una Lontra!

insieme vanno a spasso;
li ferma un vecchio Tasso,

che subito domanda:
"Avete visto un Panda?

gli devo dei favori,
perché, con due Castori,

mi ha tolto dagl'impicci
un giorno in cui sei Ricci

con quattro Porcospini
volevano i quattrini

che avevo nella borsa:
io presi una gran corsa,

veloce come il vento,
verde per lo spavento,

mentre i Castori e il Panda
bloccavano la banda,

e i dieci farabutti
scapparono via tutti!"

Che storia appassionante!"
dice il Ghiro sognante;

l'Istrice s'è incantata;
la Lontra è affascinata;

intanto una Marmotta
sbucata da una grotta

si avvicina al gruppetto
insieme ad un Furetto:

"Davvero, che avventura!"
"Quei Ricci, che figura!"

"Che ne dite, signori,
se cerchiamo i Castori

e quel Panda cortese
che han preso le difese

di un Tasso sconosciuto
e gli hanno dato aiuto?"

"Sì, sì, sono d'accordo!"
grida da un ramo un Tordo

che, stanco di volare,
s'era messo a ascoltare;

"Quel Panda, lo conosco!
Abita nel Gran Bosco,

vicino alla Sorgente
dell'Acqua Trasparente…

da lì nasce il Ruscello,
ed è certo per quello

che è amico dei Castori
che vivono là fuori…"

"Sicuro! affare fatto!"
Il Tasso, soddisfatto,

si mette sottobraccio
al Ghiro e, senza impaccio

né aggiungere parola,
segue il Tordo che vola…

"Férmati, non ci vuoi?
veniamo pure noi!"

esclama la Marmotta,
che giocava alla lotta

con la Lontra e il Furetto…
"Ma certo che vi aspetto!

e l'Istrice che fa?
ci segue, o non le va?"

"D'accordo, vi accompagno:
e porto pure il Ragno!"

dice l'Istrice Rossa
che intanto, in una fossa,

ha scovato un ragnetto
che faceva il bagnetto…

La compagnia è completa:
si avvìa verso la meta;

col Tordo sempre in testa,
arriva alla foresta;

si inoltra tra le fronde;
il buio li confonde;

si tengono per mano;
vanno sempre più piano…

Il Ghiro avverte il Tasso:
"Scansati ché c'è un sasso!";

la Lontra dice al Ragno:
"Attento a quello stagno!"

Marmotta si lamenta:
" Istrice, va' più lenta,

ché io non ho più fiato,
e Furetto è stremato!"

La marcia è proprio tosta:
si decide una sosta.

Il Tordo li consola
- è comodo: lui vola! -

"Forza, ragazzi, andiamo!"
li incita da un ramo;

"Vi siete riposati?
siamo quasi arrivati!"

E' vero: in quel momento
si sente un movimento

tra foglie e rami secchi:
gli otto stan tutt'orecchi…

quand'ecco, all'improvviso,
vedono un gran sorriso

che spunta tra le piante:
è lui! Panda Gigante…:

due occhi neri neri,
buonissimi e sinceri,

che sprizzano allegria:
"Che bella compagnia!

ma guarda che sorpresa!"
e avanza a zampa tesa

per salutare il Tasso…
Si scatena un gran chiasso!

Tutti insieme a parlare,
a ridere, a strillare:

"Signor Panda, permette?
col Tasso siam qui in sette,

per tutti è un grande onore
conoscerla, signore!"

"Talmente generoso!"
"E così coraggioso!"

"Scacciare i Porcospini
e i Ricci malandrini

che tesero un agguato
al Tasso pensionato!"

"E' stato un gran bel gesto!"
"Su, non faccia il modesto!"

"Ma no, che dite mai,
esagerate assai!

E poi, non ero solo:
se i ladri han preso il volo

il merito va dato
anche a chi m'ha aiutato:

quei due bravi Castori
che vivono qua fuori…"

E mentre dice questo
il Panda lesto lesto

accompagna gli amici
a un mucchio di radici:

tra i muschi ed i rametti
sbucano due musetti

vivaci e sbarazzini:
sono i due castorini!

Vista la comitiva
guadagnano la riva:

"Ma guarda quanta gente!
è proprio divertente!"

"Son tutti amici tuoi?
Veniamo via con voi!"

Così quella brigata
allegra e spensierata

comincia una gran festa
in mezzo alla foresta…

Ma i Ricci e i Porcospini
nascosti dietro i pini

li vedono ballare
e cominciano a urlare,

facendo un gran fracasso:
"Scusaci, vecchio Tasso!"

"Perdono, caro Panda!"
"Non siamo più una banda

di ladri prepotenti!"
"Facciamo pace! " "Senti:

noi ci siamo pentiti…
e tu che fai? ci inviti?"

Il Panda, si sa, è buono,
e gli dà il suo perdono;

il vecchio Tasso pure
scorda le sue paure

e li accoglie felice…
E il Ghiro cosa dice?

"Che bello! siamo in tanti,
e amici tutti quanti!"

Contento, guarda in giro:
manca solo il Tapiro!

Sissi, 11 aprile 2003

martedì 1 gennaio 2008

Arimòrtis e Arivìvis

C’erano una volta due fratelli, Arimòrtis e Arivìvis. Arivìvis era sempre allegro, mentre Arimòrtis era così triste che quando arrivava lui i bambini smettevano di giocare e si mettevano a piangere tutti insieme.
Nella strada dove abitavano c’era un bel cespuglio di rose. Passava Arivìvis e le rose sbocciavano in grandi fiori rossi, bianchi e gialli; ma quando sopraggiungeva Arimòrtis le rose appassivano e i loro petali cadevano per terra.
C’era un gatto che dava la caccia a una mosca con le sue zampette.
“Secondo me non la prende”, diceva Arivìvis.
“La prende, la prende”, lo contraddiceva triste Arimòrtis.
Non aveva ancora finito di parlare che, zàc, il gatto aveva schiacciato la povera mosca a terra sotto la sua zampa.
I contadini apprezzavano molto Arimòrtis. Quando veniva l’estate e i chicchi di grano crescevano sulle spighe, un gran numero di passeri arrivavano volando per mangiarli. I contadini, allora, chiedevano ad Arimòrtis di fare una passeggiata nel campo. Non appena lo vedevano, i passeri volavano via spaventati e il grano era salvo.

Stellina

C'era una volta una stella bambina:
di notte andava a spasso, e la mattina
tornava a casa, tutta trafelata…
era una stella un po' spericolata!
Spesso, per inseguire gli uccellini,
se n'andava per tetti e per camini,
s'arrampicava in cima alle montagne,
correva per i prati e le campagne…
Una volta, conobbe un pipistrello
e si fece invitare al suo castello;
un'altra volta andò, per Carnevale,
fino nel nido di un'aquila reale!
La Mamma le diceva ogni momento
di stare attenta, se incontrava il vento:
"Con un sospiro può portarti via:
e allora che faresti, figlia mia?
Il cielo è così grande e così nero,
ti perderesti, dentro al suo mistero…
il tuo vestito brilla come l'oro,
ma tu sei tanto piccola, tesoro!
se t'allontani troppo, amore mio,
non riuscirò a trovarti neanche io!"
Stellina l'ascoltava silenziosa,
e prometteva d'esser giudiziosa;
ma poi, da capo, nella notte scura,
andava ancora in cerca d'avventura…
Una notte, la Luna le propose
di giocare un po' insieme a rimpiattino
e per scherzo Stellina si nascose
tra le foglie di un albero, in giardino.
Proprio di lì, a quell'ora, passò il Vento:
vide Stellina splendere su un ramo,
soffiò più forte, e in meno di un momento
l'aveva trasportata già lontano!
Stellina, che era molto coraggiosa,
si lasciò portar via senza fiatare…
pensò: "la mamma, a volte, è un po' noiosa:
in braccio al Vento sembra di volare!"
E così quella stella birichina
viaggiò tutta la notte intorno al mondo;
vide l'America, l'Africa, la Cina…
come le vedi tu sul mappamondo!
All'alba, quando già spuntava il Sole,
Stellina s'era quasi addormentata
e il Vento, con dolcissime parole,
la cullava, tenendola abbracciata.
La ricondusse a casa, piano piano;
la mise a letto, silenziosamente;
lei gli mandò un bacetto con la mano…
e alla sua Mamma, non osò dir niente!


Sissi, Roma, dicembre 1983